La Terra è al tempo stesso materna e nutriente, pratica, concreta, solida e potente.
Fertile e creativa, nutriente e rigogliosa, la Terra racchiude in sé le caratteristiche del grembo materno che accoglie la vita e la nutre, in senso pratico ha le qualità della costanza, della pazienza e della forza.
Un tempo considerata una delle principali spezie, la cannella, così come l’oro, l’incenso e la mirra, era elevata al
rango di dono regale.
La pianta è nativa dello Sri Lanka ed è stata introdotta in diversi paesi tropicali, quali il Madagascar,
Malesia e Antille. Viene prodotta anche in Vietnam, Sumatra e in Indonesia.
La cannella vanta una storia millenaria: era già citata nella Bibbia, nel libro dell’Esodo, era usata dagli antichi Egizi per le imbalsamazioni e citata anche nel mondo greco e latino. Importata in occidente con le carovane durante il medioevo. Nella prima metà del 1600 gli olandesi impiantarono un traffico stabile con lo Sri Lanka per divenirne i principali importatori d’Europa.
Questa spezia ha un potere antiossidante che contiene tannini, aldeide cinnamica nell’olio essenziale, eugenolo, canfora.
Usata tradizionalmente contro le infreddature e come antibatterico e antispastico, le viene oggi riconosciuta scientificamente la capacità di abbassare il colesterolo e i trigliceridi nel sangue, contribuendo ad alleviare i disturbi dell’ipertensione; inoltre esercita una funzione antisettica sui disturbi dell’apparato respiratorio. L’olio essenziale di cannella ha una forte attività antimicotica e favorisce la circolazione periferica se frizionato sulla pelle.
Secondo un accurato studio si è scoperto che la cannella migliorerebbe la capacità di apprendimento stimplando l’ippocampo.
Il suo profumo e l’aroma attiva la memoria, l’attenzione, la concentrazione, e per questo è un rimedio naturale contro diverse patologie neurogenerative.
Un tempo il pepe era una merce pregiata e spesso era chiamato l’oro nero ed usato come moneta di scambio..
Il pepe è una pianta della famiglia delle Piperacee, coltivata per i suoi frutti, che vengono poi fatti essiccare per essere usati come spezie. Lo stesso frutto, attraverso procedimenti di lavorazione diversi, è utilizzato per produrre il pepe bianco, il pepe nero e il pepe verde.
La pianta è nativa dell’India del sud ed è coltivata in modo estensivo sia in India che nei paesi tropicali. Il frutto maturo si presenta come una bacca color rosso scuro, ha un diametro di circa cinque millimetri e contiene un solo seme.
Il pepe è stato usato come spezia in India sin dalla preistoria. È stato coltivato per la prima volta, molto probabilmente, lungo le coste del Malabar in India, attualmente corrispondente allo stato del Kerala. Il pepe nero, assieme ad altre spezie ha cambiato la storia del mondo. Fu dovuta alla preziosità delle spezie la ricerca pervicace, da parte degli stati europei, della rotta per le Indie e la conseguente colonizzazione di quei paesi, così come era avvenuto prima con il continente americano.
La piperina, l’alcaloide contenuto nel pepe, rende la spezia stimolante, tonica e stomachica e favorisce anche la secrezione dei succhi gastrici. Stimola il metabolismo e favorisce la digestione. Viene molto utilizzato nelle diete dimagranti perché stimola la termogenesi e contrasta l’obesità.
Utile come antisettico, ha proprietà espettoranti e aiuta a lenire le infiammazioni.
Al pepe nero si attribuiscono anche proprietà afrodisiache e stimolanti. Questa spezia stimola la produzione di endorfine nel cervello, agendo come un antidepressivo naturale.
Una persona “tutta pepe” indica una persona vivace
Lo zafferano, da sempre usato come colore per la pittura, aggiunto abbondantemente alle paste di vetro delle vetrofanie o ai colori usati negli affreschi.
Lo zafferano è una pianta della famiglia delle Iridaceae, coltivata in Asia minore e in molti paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia le colture più estese si trovano nelle Marche, in Abruzzo, in Sardegna, in Umbria, in Toscana e in Basilicata.
Dallo stimma trifido si ricava la spezia denominata “zafferano”. La pianta è una iridacea ed appartiene al genere Crocus di cui fanno parte circa 80 specie, del quale si utilizzano i tre stimmi, la parte destinata a ricevere il polline, raccolti a mano ed essiccati.
Lo za’hafaran, come lo chiamano gli arabi , è originario dell’Asia Minore. Plinio scrive che i Fenici lo usavano esclusivamente per tingere stoffe; tuniche dello splendido colore giallo vivo che piacevano molto alle eleganti signore d’allora. Furono gli Arabi, guerrieri espansionisti, a farlo conoscere quasi ovunque. In Italia era una materia preziosa, tanto che le nostre Repubbliche fondarono i Banchi dello Zafferano, sorta di borse commerciali in cui si contrattavano le partite destinate alle grandi corti di Firenze, Venezia, Milano e Genova.
La spezia prodotta dal Crocus sativus contiene circa 150 sostanze aromatiche volatili. Inoltre lo zafferano è uno degli alimenti più ricchi di carotenoidi, contiene infatti sostanze come: la Zeaxantina, il Licopene e molti alfa-beta caroteni. Lo zafferano inoltre contiene le vitamine A, B1 e B2. Ricca di composti antiossidanti, come la zeaxantina, benefica per gli occhi, e il licopene, noto per proteggere la pelle, questa spezia antinfiammatoria contiene elementi che proteggono i nervi. Conosciuto da millenni per le proprietà officinali, simbolo di gioventù e buonumore, la spezia è utilizzata nella medicina orientale per curare malattie legate alla depressione. Oggi sappiamo che lo zafferano contribuisce al rilascio della serotonina neurotrasmettitore che migliora l’umore.
La vaniglia è una delle spezie più care e preziose del mondo.
La vaniglia è originaria delle foreste tropicali umide della costa orientale messicana dove vive nel sottobosco. Ma la vaniglia è soprattutto conosciuta come pianta coltivata. E’ una pianta rampicante appartenente alla famiglia delle orchidee, una liana a fusto cilindrico, poco ramificata, verde e flessuosa. L’appellativo commerciale vaniglia si attribuisce ai baccelli che hanno una lunghezza almeno di 15 centimetri. Madagascar e Indonesia, rappresentano i maggiori fornitori mondiali.
Nel 1800 iniziarono ad utilizzare la vaniglia per profumare saponi a altri prodotti di bellezza. Non veniva mai utilizzata per profumare direttamente la pelle, ma oggetti come fazzoletti, guanti o
piccoli sacchetti che le donne infilavano nei corsetti. Fu Guerlain che, nel 1889, inserì per primo la vaniglia nella formulazione di un profumo chiamato Jicky. Da quel momento moltissime essenze hanno avuto come ingrediente la vaniglia. I più famosi: Bois noir di Chanel; Shalimar di Guerlain; Arpege di Lanvin; Equipage di Hermes; Opium di Yves Saint Laurent.
I Totonachi (antica popolazione Amerinda) furono i primi produttori fino alla metà del dicannovesimo secolo. Tutti i tentativi di far riprodurre questa orchidea al di fuori del proprio habitat naturale
fallirono: si ignorava che le api Melipona sono indispensabili per la fecondazione e la formazione del frutto. Nel 1861 un giovane schiavo, addetto alle piantagioni, riuscì nella fecondazione artificiale.
La vaniglia è un antisettico naturale ma anche un prezioso calmante, è infatti molto utile per combattere lo stress e l’insonnia. Un buon latte caldo aromatizzato alla vaniglia è un ottimo rimedio
per chi ha difficoltà a prendere sonno. Inoltre, per la presenza di vanillina, ha ottime proprietà antiossidanti. Secondo studi più recenti la vaniglia agirebbe anche da antidepressivo per la presenza di molecole molto affini ai feromoni umani. Inoltre alla vaniglia sono da sempre attribuite virtù afrodisiache.
Il ginepro è un arbusto sempreverde, di altezza compresa tra 1 e 10 metri, con foglie aghiformi e bacche (o coccole) blu-viola ricoperte da una pellicola opaca chiamata pruina.
In Italia è molto diffuso sulle Alpi ma anche sull’Appennino fino al Lazio e in Sardegna.
Il ginepro è una pianta con poche esigenze idriche, per cui è facile trovarla in luoghi non facilmente popolabili da altre piante: montagne, dove le frequenti gelate rendono l’acqua scarsamente biodisponibile e ambienti mediterranei, dove l’aridità la fa da padrona nei mesi estivi.
Il legno di ginepro, di colore rosso e dal tipico odore resinoso, viene impiegato per lavori di intaglio e per suffumigi contro i dolori reumatici; il ginepro della Virginia fornisce il legno per matite di ottima qualità.
A scoprire le proprietà curative del ginepro fu l’abate tedesco Sebastian Kneipp (nel XIX secolo) che consigliava di effettuare dei suffumigi con i fumenti del ginepro, per la sua proprietà antisettica. Inalare questo olio essenziale apporta benefici nel trattamento della bronchite, pare che questo metodo agisca efficacemente anche come antidolorifico naturale.
Questa pianta sarebbe stata l’unica (secondo una leggenda medioevale) a dare riparo alla Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto e per questo il ginepro fu benedetto dalla Vergine.
Curcuma longa, chiamato anche Zafferano delle Indie, è un’erba perenne che raggiunge un’altezza massima di circa un metro. Le foglie sono grandi, i fiori sono raccolti in una vistosa pseudo-infiorescenza ricca di grandi brattee verdi in basso e bianche o violacee in alto che ospitano grandi fiori gialli. La radice è un grosso rizoma cilindrico, ramificato, di colore giallo o arancione, fortemente aromatico, che costituisce la parte di maggior interesse commerciale della pianta.
Curcuma longa è spontanea nell’Asia meridionale, dall’India alla Malesia, in regioni a clima tropicale, con temperature normalmente comprese tra 20 °C e 35 °C e con elevata piovosità.
La curcuma è un rimedio usato dalle medicine tradizionali da oltre 2.000 anni, e attirò perfino l’attenzione di Marco Polo al ritorno dalla Cina nel XIII secolo comparando il colore a quello dello zafferano.
La pianta è conosciuta da sempre per l’azione depurativa, protettiva del fegato, antiossidante, fluidificante del sangue.
Il principio attivo più importante è la curcumina che conferisce al tumerico anche un’azione antinfiammatoria e analgesica, e per questo motivo è impiegata nel trattamento di infiammazioni, dolori articolari, artrite e artrosi.
Riconosciuta anche come potente antiossidante, la pianta è in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi, responsabili dei processi di invecchiamento e di danneggiare le membrane delle cellule che compongono il nostro organismo.
A livello topico la curcuma svolge un’azione cicatrizzante. In India infatti viene applicato il rizoma sulla cute per curare ferite, scottature, punture d’insetti e malattie della pelle.
Grazie alla sua colorazione intensa, giallo come il sole, la curcuma è ancora oggi un naturale colorante alimentare e dell’industria tessile.
E’ la regina di tutte le spezie, per la sua inconfondibile forma di stella a otto punte e per il suo intenso sapore di liquirizia e anice, pur non essendo imparentata con nessuna di queste due specie botaniche; l’albero dell’Illicium verum appartiene infatti alla famiglia della Magnolia e cresce spontaneo in Cina, Vietnam, India del sud e Filippine. L’anice stellato è un albero tropicale sempreverde, alto tra i 5-10 metri. Il frutto è un follicolo legnoso formato da 8-12 lobi disposti a stella. Ogni lobo porta un seme lucido. La droga è costituita dai follicoli, si tratta di un olio essenziale il cui principio attivo contiene principalmente anetolo.
Utilizzata fin dall’antichità nella medicina tradizionale cinese per le sue proprietà stimolanti e diuretiche, sotto forma d’infuso o decotto, come cura per il mal di gola; il suo uso è indicato come stimolante dell’appetito, per combattere il senso di nausea, in Oriente rappresenta dunque un farmaco prima ancora che un ingrediente per la cucina o un raffinato complemento aromatico e decorativo per la preparazione del pot-pourri, insieme a scorze di agrumi, foglie essiccate di fiori e cortecce profumate. Con la sua scorza macinata si preparano le bacchette d’incenso che vengono accese nei
templi in Cina e soprattutto in Giappone, poiché la pianta è considerata sacra. L’anice stellato venne introdotto in Europa dalla Cina intorno al XVII, da allora la spezia viene utilizzata intera, triturata grossolanamente in frammenti o ridotta in polvere.
La pianta è conosciuta da sempre per l’azione depurativa, protettiva del fegato, antiossidante, fluidificante del sangue.
Il principio attivo più importante è la curcumina che conferisce al tumerico anche un’azione antinfiammatoria e analgesica, e per questo motivo è impiegata nel trattamento di infiammazioni, dolori articolari, artrite e artrosi.
Riconosciuta anche come potente antiossidante, la pianta è in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi, responsabili dei processi di invecchiamento e di danneggiare le membrane delle cellule che compongono il nostro organismo.
A livello topico la curcuma svolge un’azione cicatrizzante. In India infatti viene applicato il rizoma sulla cute per curare ferite, scottature, punture d’insetti e malattie della pelle.
È un albero sempreverde alto 10–15 m della famiglia delle Myrtaceae che cresce spontaneamente nelle Molucche, Antille, Madagascar e Indonesia. La chioma è tondeggiante e le foglie sono ovatolanceolate, di color rossastro da giovani che man mano diventano di una tonalità verde scuro che, se viste in trasparenza, presentano numerosi puntini traslucidi ricchi di olio essenziale. Le infiorescenze a pannocchia sono composte da numerosi fiori ciascuna che variano dal cremisi al giallo. I boccioli fiorali vengono raccolti ed essiccati e costituiscono la spezia chiamata chiodi di garofano.
Diffusissimi in tutto l’Oriente, erano usati come ingrediente dei profumi e principio medicamentoso già nella Cina di 2200 anni fa. Arrivavano in Occidente tramite le vie carovaniere e già nel XVIII secolo a.C. ci sono tracce archeologiche in Siria di questa spezia. Già gli antichi romani (i
patrizi) usavano questa spezia per le sue proprietà antisettiche, quindi per calmare il dolore ai denti.
Divenne una spezia rara ma conosciuta in Europa tramite la via dell’incenso, fin dal medioevo, e Dante stesso, ne parla come fossero un bene di assoluto lusso (Inf. XXIX, 127-129) usato dai vani scialacquatori senesi per far la brace per arrosti milionari.
Nel 1500 iniziarono a essere importati direttamente dagli europei, grazie ai portoghesi e agli olandesi, che ne scoprirono un’ottima fonte nell’isola di Zanzibar e alle Maldive. Questa spezia era tra le più amate e tra le più care. Gli olandesi e i belgi ne ricavarono successivamente l’olio essenziale che divenne un componente molto amato dalla cosmesi, che nei due paesi fiorì anche grazie a questo.
È una spezia dalle proprietà antinfiammatorie. Dal profumo tonico, esplica un’azione stimolante attraverso il suo aroma forte, intenso e speziato. Contrasta la stanchezza mentale, la sonnolenza, la difficoltà di concentrazione. E’ corroborante, riscalda, infonde una piacevole sensazione di benessere ed energia.
Indossato come talismano, dona una sensazione di benessere e favorisce gli incontri amorosi.
Myristica fragrans è un albero originario delle isole Molucche (Indonesia) ed oggi coltivato nelle zone intertropicali. Parti del suo frutto vengono commercializzate come spezie: il seme decorticato è la noce moscata, mentre la parte esterna che lo ricopre fornisce il macis.
Da tempo diffusa nei mercati Arabi, la noce moscata si affermò in Europa solo nel XVI secolo divenendo talmente ricercata e apprezzata che fu presto motivo di aspre ostilità tra le potenze occidentali che tentarono di aggiudicarsene il monopolio.
Il suo sapore così aromatico e speziato appassionò letteralmente l’Occidente: in alcuni libri si sosteneva che la noce moscata fosse un potente eccitante da portare sempre addosso o in tasca, era menzionata tra gli ingredienti afrodisiaci della “pillola dell’amore” e per i suoi effetti allucinogeni divenne nel Novecento lo “stupefacente dei poveri”.
La noce moscata era talmente amata che era diventata usanza comune portar con sé una noce ed una piccola grattugia per aggiungere la spezia nel vino o nel cibo qualora si presentassero all’improvviso situazioni conviviali.
La noce moscata stimola la digestione, è carminativa, antisettica e attenua alcuni disturbi come la nausea. Secondo la medicina popolare, tra le virtù di questa spezia c’è anche quella di essere considerata un potente afrodisiaco. Presenta inoltre numerosi oli essenziali volatili, tra i quali troviamo cinaol, linalool e terpeniol. Favorisce il rilassamento e il buon sonno, soprattutto se aggiunta alle tisane della buonanotte, sempre in piccolissime quantità. L’assunzione non deve superare i 5 grammi. Viene impiegata nella formulazione di collutori e dentifrici per via delle sue proprietà antibatteriche e antiodoranti.
Sotto forma di talismano e pot pourri attira la prosperità e le entrate di denaro.
Il tè consiste in un infuso o decotto ricavato dalle foglie (a volte miscelate con spezie, erbe o essenze) di una pianta legnosa, Camellia sinensis che viene coltivata principalmente in Bangladesh, Pakistan, Cina, India, Indonesia, Sri Lanka, Giappone e Kenya. L’uso e i cerimoniali del tè sono associati a differenti tradizioni dell’Estremo Oriente. Altro Paese noto per il consumo del tè è il Regno Unito, che ne ha fatto quasi un simbolo nazionale. Tutte le diverse varietà derivano dalle foglie della medesima pianta, ma sono create attraverso trattamenti differenti e presentano diversi gradi di fermentazione. I tè neri sono foglie fermentate, i verdi non sono fermentati e gli oolong sono semifermentati.
Il primo riferimento al tè in un testo europeo è contenuto nei resoconti del veneziano Giovan Battista Ramusio. Presumibilmente furono i Portoghesi a introdurre la bevanda in Europa, ma la prima importazione della quale si ha traccia fu da parte della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. In Europa il tè divenne dapprima popolare in Francia e nei Paesi Bassi. l primo locale a servire il tè in Inghilterra fu la caffetteria di Thomas Garway nel 1657. La Compagnia inglese delle Indie orientali cominciò a importarlo a partire dal 1669 e nel corso del secolo successivo il tè divenne la voce più importante nei traffici inglesi con l’Oriente. Il consumo del tè in Gran Bretagna crebbe moltissimo e si impose come costume nazionale.
Da molti considerata come la bevanda più salutare, per via della grande quantità di antiossidanti, è dopo l’acqua, la seconda bibita più diffusa al mondo. Altre preziose proprietà permettono di incrementare la densità minerale delle ossa, rinforzare le difese immunitarie, aiutare a contrastare il raffreddore de è ricco di vitamine (B1, B2 e B6).
L’Oolong è una varietà di tè (cinese e taiwanese) spesso chiamata Dragon’s Tea: una volta nella teiera le foglie assumono forme di drago. Questo tè, di nome Tieguanyne, è il più costoso al mondo.
Già tra i secoli XIV e XV, il caffè come bevanda risultava notevolmente diffuso presso gli arabi (Arabia, Yemen, Siria, Egitto), dove era consumato soprattutto per tenersi svegli durante le orazioni notturne. Nella seconda metà del secolo XVI il caffè come merce varcò i confini orientali per approdare in Europa: fu durante l’epoca dei grandi velieri che solcavano il Mediterraneo. Il caffè fece la sua comparsa a Venezia intorno al 1570. Il merito di averlo introdotto in Italia spetta al padovano Prospero Alpino, noto botanico e medico, che ne portò alcuni sacchi dall’Oriente. I Veneziani, per primi impararono a gustare la bevanda. All’inizio, il costo della bevanda era molto alto e solo i ricchi potevano permettersi il lusso di acquistarlo, poichè esso era venduto in farmacia.
Nel 1763 Venezia contava ben 218 “botteghe del caffè”. In breve tempo il caffè divenne un prodotto di alto gradimento, spesso segno di amicizia e di amore: nella città di Venezia, agli inizi del Settecento, corteggiatori ed innamorati presero l’abitudine di inviare alle predilette del cuore vassoi ricolmi di cioccolata e caffè quale devota espressione di affetto. Grazie all’approvazione e alla benedizione di Papa Clemente VIII, dopo averne assaggiata una tazza, il caffè moltiplicò i suoi successi. Il caffè apprezzato dagli uomini di cultura del Settecento, che gli diedero l’appellativo di “bevanda intellettuale”, suscitò interesse, non solo per la sua caratteristica di “infuso ristoratore”, ma anche per le sue qualità curative (in un volantino a Milano nel 1801 si documentava l’alto prestigio che alcuni medici attribuivano al caffè come medicina “tocca sana”).
Il caffè allontana la sonnolenza, la noia, la stanchezza, anche quella psichica, gli stati depressivi, potenzia le capacità della memoria, dell’apprendimento, dell’intuizione e della concentrazione, facilita la percezione degli stimoli sensoriali, attenua le cefalee e le emicranie in genere.
Il caffè viene ritratto in molte opere d’arte, per esempio in uno dei numerosissimi schizzi di Scipione Vannutelli, prolifico disegnatore ed apprezzato pittore romano attivo nella seconda metà dell’Ottocento. In un piccolo foglio a quadretti dei suoi taccuini, nei quali sono ritratti scene e momenti della vita di tutti i giorni (Roma, collezione privata), raffigura una fanciulla, seduta su una sedia, che beve tranquillamente una tazzina di caffè: un gesto semplice e naturale, rapidamente fermato sulla carta da pochi tratti di matita.
La salvia, appartenente alla famiglia delle Labiatae, si presenta come un arbusto sempre verde: ha un fusto eretto, che può raggiungere al massimo 70 cm e le foglie si presentano piuttosto spesse e dure di colore grigio-verde; sono inoltre ricche di oli essenziali. I fiori della salvia, di un colore che va dal blu al viola, compaiono generalmente in primavera, prediligendo il sole. Essa si trova generalmente nelle zone mediterranee.
La pianta è conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà salutari, ciò che spiega il suo nome, proveniente da “salvus” (= salvare, sicuro, bene, sano, di derivazione latina).
I Romani la consideravano una pianta sacra tanto che esisteva un vero e proprio rito per la raccolta (che spettava a pochi eletti), i quali dovevano addirittura indossare un abbigliamento particolare dopo aver compiuto sacrifici. Nella medicina popolare, già nel Medioevo, veniva usata come cicatrizzante sulle ferite e piaghe difficili da rimarginare.
La salvia ha proprietà antinfiammatorie, balsamiche, espettoranti, digestive. Lo troviamo spesso anche nelle preparazioni dei dentifrici. È un ottimo sbiancante anche usando la foglia fresca di salvia direttamente sui denti.
Rilassante se inalato induce calma e serenità in presenza di stress, nervosismo, angoscia, paure, paranoie. Agisce a livello emozionale sulla nostra creatività; infonde coraggio per realizzare progetti creativi o sostenere gli esami.
Portata con se’ promuove la saggezza.
Secondo la tradizione, non bisogna piantarla personalmente ma farlo fare da qualcun’altro.
Piccolo arbusto delle Labiate ( Thymus vulgaris ), spontaneo nei luoghi aridi della regione mediterranea e coltivato per ornamento, per condimento o per estrarne l’essenza; ha foglie piccole, a forma di losanga, tomentose nella pagina inferiore, fiori rosei in spicastri. Per le sue proprietà, il timo è famoso fin dai tempi dell’antico Egitto.
Il Thymus Vulgaris ha proprietà antisettiche, antibatteriche e antivirali. È uno spasmolitico naturale, e ha benefici depurativi, espettoranti, balsamici e digestivi. Del timo vengono utilizzate le foglie e le sommità fiorite. I suoi componenti attivi sono l’olio essenziale, il tannino, i saponoidi, le resine, i caruburi e gli alcoli. L’olio essenziale di timo è molto usato in aromaterapia così come gli altri estratti sono usati in erboristeria e fitoterapia.
Il timo portato con se’ e annusato dona coraggio ed energia
L’origine latina del suo nome significa “rugiada di mare”, probabilmente per indicarne la diffusione spontanea nella macchia mediterranea delle zone litoranee. Originario dell’Europa, Asia e Africa, è ora spontaneo nella zona Mediterranea.
È una pianta arbustiva sempreverde che raggiunge altezze di 50–300 cm, con radici profonde, fibrose e resistenti, ancoranti; ha fusti legnosi molto ramificati. Le foglie, persistenti e coriacee, sono lunghe 2–3 cm e larghe 1–3 mm, sessili, opposte, addensate numerosissime sui rametti; di colore verde cupo lucente sulla pagina superiore e biancastre su quella inferiore per la presenza di peluria bianca; ricche di ghiandole oleifere.
l rosmarino è sempre stato presente nella cultura mediterranea: veniva usato come pianta votiva e bruciato come incenso dagli antichi greci, che gli attribuivano anche proprietà magiche.
Nel medioevo si credeva che avesse il potere di scacciare gli spiriti maligni e le streghe.
L’olio essenziale che si ricava dal rosmarino è usato in profumeria e cosmetica, come componente dello shampoo per ravvivare il colore dei capelli o come astringente, ha proprietà toniche, può essere usato come insettifugo. Inoltre può essere usato come deodorante bruciando i rametti secchi, inoltre l’olio essenziale può essere un ingrediente di profumi.
I rametti possono essere usati per profumare cassetti e armadi e tenere lontane le tarme. In aromaterapia dà una sferzata di energia al nostro organismo, come antisettico per le vie respiratorie, come tonificante.
Pare anche che abbia la capacità di migliorare la memoria, tanto da essere chiamato anche erba della memoria.
Controindicata in persone che soffrono di epilessia
E’ uno degli incensi piu’ antichi.
Messo sotto al cuscino assicura un buon sonno e allontana gli incubi.
Conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500.
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2 m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati “semi”).
Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60–80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.
È utilizzato per chi ha difficoltà digestive, può essere utile per ridurre la componente dolorosa della sindrome da colon irritabile. Particolarmente indicato nell’allattamento perché, in quanto galattoforo, aumenta la produzione del latte e contemporaneamente previene le coliche d’aria nei bambini. Oltre a ciò sono state riconosciute al finocchio qualità di emmenagogo, diuretico, antiemetico, aromatico, antispasmodico, antinfiammatorio, tonico epatico.
Il profumo è rinfrescante e tonico.
Simboleggiava la forza: i gladiatori prima di entrare nell’arena mangiavano copiose manciate di semi di finocchio per temprare il loro vigore.
Fin dall’antichità i semi di finocchio venivano introdotti in pozioni e preparati per facilitare la digestione.
L’alloro è un arbusto sempreverde e latifoglia, con rami sottili. Il legno della pianta è aromatico ed emana il tipico profumo delle foglie. Il fusto è eretto, la corteccia è verde nerastra. Le foglie sono verde scuro, coriacee, lucide nella pagina superiore e opache in quella inferiore, sono inoltre molto profumate.
Diffuso lungo le zone costiere settentrionali del Mar Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia e nell’Asia Minore. In Italia cresce spontaneamente nelle zone centro-meridionali e lungo le coste,
mentre nelle regioni settentrionali è coltivato.
Nella mitologia greco-romana l’alloro era una pianta sacra e simboleggiava la sapienza e la gloria: una corona di alloro cingeva la fronte dei vincitori nei Giochi pitici o Delfici e costituiva il massimo onore per un poeta che diveniva un poeta laureato. Da qui l’accezione figurativa di simbolo della vittoria, della fama, del trionfo e dell’onore.
Le bacche sono un ingrediente peculiare dell’antichissimo sapone di Aleppo. Veniva inoltre utilizzato per preservare libri e pergamene e per preparare le classiche coroncine d’alloro. A marzo, quando fiorisce l’alloro, soprattutto nei climi temperati freddi dove non ci sono altre fioriture rilevanti, è un’importante fonte di nettare e polline per le api.
L’alloro trattato con alcool si ricava un profumato e aromatico liquore dalle proprietà digestive, stimolanti, antisettiche ed è utile contro tosse e bronchite. Dalle bacche si può ricavare un olio aromatico e con proprietà medicinali. L’acido laurico contenuto nelle foglie, possiede proprietà repellenti naturali contro insetti e parassiti. Inoltre le foglie sono un rimedio casalingo per allontanare le tarme dagli armadi.
Dall’antichità, con le foglie e i rami più piccoli dell’alloro si preparano talismani volti ad ottenere trionfo e successo, soprattutto nelle competizioni di vario genere. Miscelato con altre erbe, si impiega per attirare benessere e prosperità.
La lavanda ama il tipico clima temperato o subtropicale ed è attualmente diffusa nel bacino del Mediterraneo, nell’Africa del Nord e nell’Asia dalla Penisola Arabica fino all’India. Per quanto riguarda il nome, lavanda o lavandula, similmente, arriva dal gerundio latino “lavare”, cioè “che deve essere lavato”. E’ un esplicito richiamo all’uso che nell’antichità, soprattutto nel Medioevo, si faceva di questa pianta, era usato come detergente per il corpo..
La pianta è un arbusto sempreverde e perenne di piccole dimensioni: dai 60 cm a 1 metro, massimo. I fusti sono dritti e legnosi alla base, poi man mano diventano più flessibili fino al fiore che oltre ad essere estremamente profumati, sono di colore violetto e raggruppati in sottili spighe.
I fiori di lavanda sono utilizzati spesso in fitoterapia, e sono molto preziosi perché ricchi di principi attivi che li rendono sedativi e calmanti per il sistema nervoso, da utilizzare in caso di ansia, agitazione, nervosismo, mal di testa e stress e insonnia.
Il profumo di lavanda allontana la malinconia e induce il relax.
Dona armonia, serenità, felicità e pace nei rapporti di coppia.
In passato era comune in Italia, attualmente è a rischio di estinzione e piuttosto raro da vedere al punto che sono nati progetti di salvaguardia e riproduzione. Sui vari rilievi europei è presente, oltre che nelle Alpi, anche nei Vosgi, Massiccio del Giura, Massiccio Centrale, Pirenei, Monti Balcani e Carpazi. Nel suo areale originario (l’Europa) questa specie è in declino, a causa dei diserbanti usati in agricoltura. Grazie al suo utilizzo come pianta ornamentale, è stata introdotta in molte altre aree del mondo, come il Nord America e parti dell’Australia. In generale il Fiordaliso si trova nei luoghi erbosi oppure dove c’è ghiaia o terreno incolto, ideali sono i campi di grano (dove non vengono usati diserbanti chimici). È una pianta annuale.
Ha le foglie di colore verde brillante ed il suo periodo di fioritura inizia in piena primavera o nei primi giorni estivi, i fiori sono piuttosto piccoli, il loro diametro è di circa 3 centimetri, di colore azzurro molto luminoso, esistono tuttavia alcune varietà, meno conosciute, di colore bianco, giallo, rosa o violetto.
Esiste una leggenda, riguardante il fiore di fiordaliso ed è legata allo stemma araldico del regno di Guglielmo I, re di Germania, vissuto al tempo di Napoleone. Narra la leggenda che Guglielmo I, fuggendo da una battaglia, giunse in un campo di grano, dove trovò sua madre che, per calmare i bambini che erano con lei, intrecciava piccoli mazzi di fiordalisi. Al suo ritorno a corte adottò, quindi, il fiordaliso come stemma.
I suoi fiori sono leggermente astringenti, antinfiammatori, hanno effetto anche diuretico e fanno bene a chi ha la tosse. I principi
attivi del Fiordaliso sono i flavonoidi, i antociani e le pectine. Secondo la tradizione popolare preparare distillati con i fiori di fiordaliso sarebbe un ottimo rimedio per le malattie degli occhi.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante simboleggia la leggerezza e la dolcezza. Secondo la tradizione europea donare un fiordaliso vuol dire amicizia sincera, mentre secondo le tradizioni orientali il fiordaliso è il fiore che gli innamorati donano alle loro amate come augurio di felicità.
L’arancio amaro si differenzia da quello dolce (Citrus × sinensis) per le spine più lunghe, per il colore più scuro delle foglie, per il caratteristico picciolo alato, per un profumo più intenso delle foglie e dei fiori, per la buccia più colorata e più ruvida del frutto, ma soprattutto per il particolare gusto amaro della polpa.
Gli Arabi lo coltivavano fin dal secolo nono e nei primi anni del secondo millennio lo importarono in Sicilia.
Oggi l’arancio amaro viene coltivato assieme a tutti gli altri agrumi, per i quali costituisce il migliore portainnesto. I frutti si trovano raramente sul mercato in quanto sono prevalentemente consumati dall’industria alimentare e farmaceutica. Il frutto intero può essere utilizzato per preparare le famose marmellate e la frutta candita, la buccia viene impiegata in liquoreria (curaçao, amari). L’industria farmaceutica utilizza soprattutto la buccia per la preparazione di vari digestivi e tonici. L’essenza di zagara o neroli è un prodotto ottenuto dai fiori. Viene usata in profumeria. Il petitgrain è ottenuto dalla distillazione delle foglie e dei piccoli rami dell’arancio amaro.
Nell’aromaterapia può svolgere la funzione di rilassante o di rinfrescante a seconda della miscelazione con altri oli. Tonifica l’apparato digerente, il sistema nervoso ed è ritenuto antidepressivo e indicato per l’insonnia e l’esaurimento nervoso. Possiede proprietà antisettiche, energizzante e rinvigorente.
Riporta allegria, conforta e allontana le insicurezze. I cinesi consideravano le arance simbolo di fortuna.
Nell’antichità durante i rituali la buccia dell’arancio e i fiori erano simbolo di amore, divinazione e fortuna.
L’olivo o ulivo è un albero da frutto, si presume sia originario dell’Asia Minore e della Siria, perché in questa regione l’olivo selvatico spontaneo forma delle vere foreste sulla costa meridionale dell’Asia Minore.
L’ulivo è un albero sempreverde e latifoglia, la cui attività vegetativa è pressoché continua con attenuazione nel periodo invernale. Ha crescita lenta ed è molto longevo: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può diventare millenario, ed arrivare ad altezze di 15-20 metri. La pianta comincia a fruttificare verso il 3º–4º anno, inizia la piena produttività verso il 9º–10º anno e la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. Le radici sono espanse e superficiali: in genere non si spingono oltre i 60–100 cm di profondità.
Si è appurato che le prime piante selvatiche esistevano sull’isola di Creta fin dal 4000 a.C. e che successivamente i cretesi si sono specializzati nella coltivazione di tale pianta la quale successivamente verrà esportata in tutto il bacino del Mediterraneo.
Sia i popoli orientali sia quelli europei hanno sempre considerato questa pianta un simbolo della pace. Nell’antica Grecia l’olivo era considerato un albero sacro e per i Romani era simbolo insigne per uomini illustri.
L’olio di oliva è ricco di Vitamina E. Le foglie sono utilizzate in Omeopatia e Medicina Naturale in quanto contengono molti polifenoli e flavonoidi. Le foglie di ulivo hanno un azione antiossidante, proprietà depurativa, effetto ipotensivo ed è stato dimostrato in vitro che gli estratti di foglie di olivo, in particolare l’oleuropeina, responsabile della longevità della pianta di olivo, è in grado di aumentare le difese immunitarie e svolge un’azione Antivirale (Herpex Simplex, Candida, ecc), Antimicotica e Antibatterica.
Nella simbologia antica le spose ateniesi usavano portare corone di foglie d’ulivo per la fertilita’.
Inoltre, portate addosso le foglie d’ulivo portano fortuna.
La pianta del cacao, appartiene alla famiglia delle Sterculiacee e si trova prevalentemente in Sud America. Fu Cristoforo Colombo ad importare dall’America la pianta del cacao. Egli, più che dalle proprietà alimentari della pianta, fu colpito dal valore che gli indigeni gli attribuivano. Infatti era allora utilizzato come una vera e propria moneta.
In base alle ricostruzioni storiche, sembra che i Maya siano stati gli scopritori e i primi coltivatori del cacao; secondo una leggenda azteca, la pianta fu donata dal dio Quetzalcoatl per alleviare gli esseri umani dalla fatica. Gli europei scoprirono i semi del cacao quando Cristoforo Colombo li
ricevette in dono, durante il suo quarto viaggio, presso l’isola di Guanaja. Nella civiltà azteca erano considerati un bene di lusso.
Il cioccolato fondente contiene tante proprietà benefiche per il corpo umano: è energetico, antiossidante, riduce il colesterolo, è un antidepressivo, aumenta la concentrazione, possiede un alto contenuto di magnesio importante per la salute cardiovascolare.
A livello olfattivo il cacao ha proprietà toniche, stimolanti, antidepressive e afrodisiache. E’ indicato per combattere la stanchezza,
la depressione e lo stress.
Napoleone consumava cioccolato per riprendere energia dopo le sue campagne militari.
Il tabacco del sigaro, utilizzato per le creazioni Marine Arena, è prodotto in Italia. Fumare il sigaro è un ottimo modo per rilassarsi o celebrare un’occasione speciale. Nei sigari si possono incontrare note aromatiche come di: vinacce, vaniglia, caffè tostato, legno, spezie, sentori minerali, pepe, fiori di campo, nocciola, frutta matura, cuoio e cacao. Questi elementi hanno portato Marine Arena a creare perle di tabacco inserite su un filo di cuoio, un mix che esalta profumi e materia. Un prodotto dedicato a coloro che vogliono ritagliarsi tempo per se stessi ed assaporare un momento di relax.
“In questa terra di lacrime, ci restano due piaceri: amare una bella donna e fumare un sigaro toscano.”
Carlo Levi
POTERE DEI COLORI
ROSSO : colore caldo e stimolante per eccellenza, eleva la pressione sanguigna e la respirazione, stimola l’attività epatica ed endocrina. Attira l’attenzione ed è simbolo di passione, energia ed eccitazione. Sulla psiche ha un effetto energizzante.
ARANCIONE : è un colore caldo ma meno intenso del rosso. E’ ideale per gli sportivi, ma soprattutto risulta benefico sull’attività della tiroide, è antispastico e dona allegria. Per la psiche afflitta da depressione, paure, nevrosi e manie è estremamente positivo, così come sulle persone anoressiche, perché stimola in loro un naturale appetito e aiuta a ritrovare l’amore per la vita.
GIALLO : colore caldo che aiuta ad alleviare tutti i disturbi digestivi. Induce il senso di allegria e di positività. Inoltre aiuta la concentrazione mentale e la risoluzione dei problemi.
VERDE : è un colore neutro che è considerato curativo ad ampio spettro. Ad esempio, è benefico sulla psiche sovraeccitata, dona serenità e induce calma in caso di ansia e di stress, calma i crampi e i disturbi dell’apparato gastrointestinale. E’ inoltre utile in caso di insonnia e disturbi del sonno. Dona sicurezza e protezione.
BLU : colore freddo che aiuta a rallentare la pressione arteriosa e quindi utile per chi soffre di tachicardia e pressione alta. Il blu induce il relax e ha un effetto analgesico naturale. Inoltre aiuta ad alleviare emicrania e cefalee. Rappresenta stabilità, fedeltà e impegno ed è simbolo di autorità.
INDACO : colore freddo situato tra il blu e il viola. E’ utile per tutti i disturbi che colpiscono la testa, in particolare occhi, naso e orecchie. Favorisce l’intuito inoltre calma la tiroide iperattiva.
VIOLETTO : è un colore freddo dagli effetti molto potenti sulla psiche. Favorisce i sogni, l’intuito, l’ispirazione e la creatività. Dal punto di vista fisico è benefico sui nervi.
MARRONE : è un colore che rappresenta la terra, richiama affidabilità, neutralità, credibilità, solidità, forza, maturità e unità.
GRIGIO : è una tonalità che richiama la praticità e la solidità senza tempo.